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Dalla rivista "Charta" - n.76 maggio-giugno 2005 L'occhio
disceto di un paparazzo Giuseppe Palmas, forse, non avrebbe mai immaginato che, mentre si accingeva ad immortalare i personaggi della Roma degli anni cinquanta, stava consegnando i protagonisti della Dolce Vita alla storia. Allo stesso modo, in maniera certo inconsapevole, egli scattò numerose fotografie alla gente comune, lasciando su carta sensibile un piccolo squarcio di neorealismo. Palmas era uno di quei fotografi in grado di saper instaurare con i propri soggetti un rapporto confidenziale. Anche per questo, le molte celebrità, che egli fotografò per lavoro, finirono spesso per divenirgli amiche, trasportate dal suo carattere aperto, sempre pronto alla battuta e dal suadente dialetto romagnolo. Buscaglione, Villa, Chiari, Guareschi, Teddy Reno, Arnoldo Foà e Bonicelli, infatti, si fecero riprendere da Palmas in atteggiamenti domestici o di relax. Guareschi fu persino padrino di battesimo di una delle sue figlie. Con Buscaglione e Chiari ebbe stretti rapporti. A Claudio Villa, suo cantante preferito oltre che amico, scattò oltre settecento foto. La Loren e la Cardinale si lasciarono ritrarre in intimità. Con Fellini intratteneva un rapporto speciale, nato dalle comuni origini romagnole. La figlia di Totò, infine, ha ammesso in tempi recenti che Palmas fu l’unico a fotografare suo padre in ciabatte e vestaglia. E sappiamo bene, quanto il principe Antonio de Curtis fosse geloso della sua privacy e attento al modo di presentarsi! Palmas riuscì persino ad entrare in confidenza con lo scià di Persia, riuscendo a scambiare qualche battuta in francese diventandogli immediatamente simpatico. Non essendo costretto a porre delle domande ai suoi soggetti, come facevano i cronisti, egli riusciva stringere amicizia con le celebrità. Ciò nonostante, il suo obbiettivo di fotografo era attento anche alle vicende della gente commune; le sue inquadrature cercavano di cogliere la realtà rispettando la dignità dei soggetti. Egli fu tra i pochi fotoreporter a immortalare il ritorno dei reduci italiani dalla Russia, a quasi dieci anni di distanza dalla fine del conflitto, sopravvissuti a stento ai lunghi e rigidi inverni della steppa. Nel 1954, realizzò un intero servizio ritraendoli mentre scendevano alla stazione di Roma. CENNI
BIOGRAFICI In quegli anni tentò la strada di romanziere e scrisse, usando uno pseudonimo, alcuni romanzi rosa che ottennero un discreto successo. La sua abilità con la scrittura gli permise di essere assunto al Corriere Lombardo. Gli venne affidata la cronaca nera e fu costretto a dividersi fra la redazione e i vari commissariati del capoluogo ambrosiano in cerca di notizie. In breve tempo ottenne il controllo della questura centrale. Qui, divenne amico del famoso questore Agnesina che gli fece avere molte preziose informazioni. Riuscì, quindi, a fare alcuni scoop, fra cui quello di Rina Fort, una storia che fece molto scalpore al tempo. Nel 1949 ebbe Daniela, la prima figlia, ma la vera svolta nella sua carriera avvenne l’anno successivo quando, divenuto inviato speciale, fu mandato nel Polesine alluvionato, assieme ad un fotografo. Fu allora che comprese che avrebbe potuto svolgere egli stesso anche quella mansione, essendosi sempre interessato di fotografia. Così decise di diventare un autentico fotoreporter. Si licenziò dal giornale e aprì un'agenzia di foto-giornalismo, chiamando con sé Gillo Faedi e Giacomo Baldazzi. Purtroppo l’esperienza di rivelò poco fruttuosa e Palmas decise di trasferirsi a Roma nel 1953, dal momento che i soggetti più interessanti da fotografare si trovavano nella capitale. Iniziò a lavorare per l'agenzia di Marcello Maggiori, situata nei pressi di via Veneto. Dopo qualche anno la rilevò e nel maggio del 1956 ebbe il secondo figlio, che chiamò Marco. L'agenzia di Palmas si trovava ad un passo dagli studi della Rai. I primi soggetti che ritrasse furono infatti presentatori come Riva, Filogamo, Corrado, Tortora, Vianello e Mondaini o signorine ‘buonasera’ come la Orsomando. In quegli stessi anni vendette le sue immagini a testate quali: Le Ore (che ancora aveva un taglio non erotico), la Domenica del Corriere, il Tempo, l’Europeo, Sorrisi e Canzoni, Paese Sera, la Notte e molti altri. I protagonisti dei suoi servizi furono le celebrità del cinema, della canzone e della televisione, i volti noti dello sport e della politica, ma anche la gente della strada, i poveri e gli emarginati. Allo stesso modo fotografò personaggi importanti come Onassis, Montale, Dalì, Charlie Chaplin, Achille Campanile, Cascella, e Ungaretti. Nel 1964, poco prima di fare ritorno a Cesena, ebbe il terzo e ultimo figlio: Roberto. Nella sua città natale, egli aprì uno studio fotografico con annessa galleria d'arte e continuò a lavorare per diversi giornali e agenzie, anche estere. Dopo qualche anno si ammalò gravemente e nel 1977 morì, lasciando alla famiglia il suo prezioso archivio fotografico. Nel 1995 la Biblioteca Malatestiana di Cesena gli ha dedicato una mostra dal titolo "Giuseppe Palmas, professione fotoreporter”, rendendo giustizia alla sua carriera. I
PROTAGONISTI DEGLI ANNI '50 L’obbiettivo di Palmas non catturò soltanto belle attrici italiane, ma anche star di Hollywood come Audrey Hepburn, Ava Gardner, Humphrey Bogart, William Holden, Gloria Swanson, Ingrid Bergman, Anthony Quinn e Laurence Olivier. Negli ultimi scatti, realizzati sul finire degli anni cinquanta, compaiono bellezze diverse e meno rassicuranti come Brigitte Bardot, Claudia Cardinale e Catherine Spaak. Neppure i politici nostrani sfuggirono al suo obbiettivo imperturbabile: dalla senatrice Merlin a Einaudi, da Scelba a Nenni e De Gasperi. L’archivio Palmas contiene anche una ricca documentazione sul mondo della canzone italiana degli anni cinquanta: dalla nascita del Festival di Sanremo sino all’esplosione della cultura beat. Si parte da una provocante scollatura di Nilla Pizzi sfoggiata nel settembre del ‘51, anno in cui vinse la prima edizione del Festival con la celeberrima Grazie dei Fiori, fino ad arrivare alle lunghe gambe di Mina e di Ornella Vanoni oppure agli occhi provocanti di Dalida e di Milva. Vi sono fotografie di Achille Togliani e di un giovane trio di musicisti, composto da Carosone al pianoforte, Van Wood alla chitarra e Gegè di Giacomo alla batteria. Fra i volti noti della musica leggera vi sono anche Teddy Reno, Luciano Tajoli, colto in pieno relax con bicchiere e sigaro in mano. Gorni Kramer, ma anche Garinei e Giovannini, Natalino Otto e Rascel. Nei tardi anni cinquanta passarono sotto il suo occhio indiscreto: Modugno, Trovajoli, Latilla, Parigi, il Quartetto Cetra e un imberbe Dario Fo. Non potevano mancare inoltre immagini di Wanda Osiris, protagonista di riviste leggendarie assieme ai suoi ‘boys’. Oltre a Villa, uno dei cantanti preferiti di Palmas era Fred Buscaglione, al quale ebbe modo di scattare numerose immagini, in pose singolari. Sebbene i personaggi della canzone italiana siano fra i principali protagonisti dei servizi di Palmas, anche alcuni musicisti jazz vennero ‘catturati’ dal suo obiettivo, come Stan Getz, a Lelio Luttazzi. Anche lo sport rientrò fra i temi trattati da Palmas. Egli, infatti, era stato in gioventù un ottimo atleta e amava scattare foto agli sportivi: calciatori, ciclisti, atleti, nuotatori, tennisti, pugili e persino piloti. Non si tratta quasi mai di foto realizzate durante eventi di grande importanza. Palmas era interessato a cogliere il lato intimo degli sportive così da poter pubblicare dei servizi diversi dal solito. Ad ogni modo, egli scattò immagini straordinarie di Berruti e dell'arbitro Agnolin, così come di Bartali alla partenza del Giro di Lombardia del 1950. Tuttavia, nella maggior parte delle foto in archivio i campioni sono ritratti con la famiglia, fra le mura domestiche o in pieno svago. Fra questi vi sono alcuni servizi sulle vacanze natalizie dei calciatori Piola e Nyers, ma anche di Carosio. Ci sono anche alcune servizi scattati agli sportivi in allenamento o durante i ritiri, in alcuni si possono vedere Bartali e Coppi. Da buon romagnolo, infine, non dimenticò di immortalare un asso del volante come Fangio, durante le sue vacanze in Versilia. In tempi recenti, Roberto Palmas ha deciso di occuparsi della gestione dell’archivio fotografico del padre, ordinandolo per soggetti e rendendolo visibile su internet (www.fotopalmas.com), grazie anche al sostegno di e-bay. Sul sito web si può accedere ad una larga parte dell’archivio di Giuseppe Palmas e si possono acquistare i diritti di pubblicazione per le immagini. In breve tempo, il sito ha ottenuto un grande successo, anche grazie alle molte testate giornalistiche, nazionali ed estere, che ne hanno parlato ed hanno pubblicato le fotografie di Giuseppe Palmas. Le immagini indicizzate sono circa 4500. Dato l’interesse storico dell’archivio sono giunte a Palmas anche molte proposte per organizzare mostre, una delle quali si è tenuta presso una galleria d’arte di New York. Simone Bardazzi BOX TECNICO SULL’ARCHIVIO PALMAS La maggior parte del materiale fotografico contenuto nell’Archivio Palmas è in bianco e nero, sebbene vi siano anche alcuni scatti a colori. Si tratta d’immagini scattate fra il 1950 e il 1964, realizzate nei formati 6x6 (macchina Rolleiflex con pellicole Geavert) e 24x36 (macchina Leica M2 con pellicole Ilford). I soggetti fotografati sono circa 4500 e sono divisi in cinque fondi distinti: Archivio Milano, 1950-1952 (12.120 negativi formato 6x6 cm), Archivio Roma 1953-1962 (36.340 negativi 6x6 cm), Archivio Leica 1959-1977 (circa 15.000 negativi 24x36 mm), Archivio Studio Leica 1963-1966 (circa 10.000 negativi 24x36 mm.), Archivio senza provini 1964-1972 (circa 6.000 negativi 24x36 mm.). Questo articolo è dedicato, con affetto, al piccolo Piero Palmas, figlio di Roberto e nipote di Giuseppe, ringraziandolo di aver concesso un po’ di tempo al padre, fra una pappa e l’altra, per poter organizzare l’archivio del nonno fotografo. |
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